SFIDA
Il progetto Habitat X Art nasce da una necessità specifica dell’azienda di presentare alla propria clientela quelli che saranno gli elementi iconici di una linea di prodotto che sta per essere immessa sul mercato con una modalità comunicativa totalmente nuova.
PARTENARIATO
MAB HOME FURNITURE S.r.l., Meduna di Livenza (TV), Veneto |
FONDAZIONE STEPHAN ZAVREL, Sarmede (TV), Veneto |
www.mab.it |
www.fondazionezavrel.it |
RISULTATO
Il risultato sarà una piattaforma on-line che fungerà da show room Mab e da Museo virtuale per la Fondazione Zavrel.
L’INNOVAZIONE
Modalità comunicativa nuova ed anche interattiva: i clienti Mab potranno conoscere i nuovi prodotti all’interno di un contesto che renderà l’immagine stessa di Mab maggiormente qualificata.
Parole chiave: modalità comunicativa, piattaforma on-line, show room, museo virtuale
INTERVISTA A MAB
Parlateci della vostra azienda
MAB è un’azienda che è nata negli anni 70 ad opera di sei soci. Nel 2012 è stata rilevata da un primario gruppo industriale della zona che opera nel mondo del mobile il gruppo Media Profili che come gruppo sviluppiamo un fatturato vicino ai 350 milioni di euro di cui MAB ai 15 milioni di euro. In questo senso andiamo a competere in un mercato che è totalmente diverso da quello della casa madre che si occupa di mobili per la distribuzione organizzata e cito una su tutte Ikea. MAB mantiene il rapporto con il mercato tradizionale e l’azienda ha sempre prodotto camere per bimbi. Oltre a questo produciamo anche camere per adulti e zona living. Da un anno e mezzo circa a questa parte stiamo lavorando per il rilancio proprio della camera per bimbi che non sarà più intesa come camera per bimbi ma sarà intesa più camera per ragazzi quindi con dei colori un po’ più tenui dei dei colori un po più soft un po meno colori di moda e anche con una anche una capacità di durare nel tempo sia dei prodotti delle colorazioni. Crediamo che ci sarà una grossa polarizzazione tra un mobile molto economico e mobile da progettazione. Questo secondo prodotto darà possibilità a dai cliente privato di andare a risolvere tutte le problematiche contenitive che ci possono essere all’interno di una stanza e normalmente la stanza di un bimbo è una è una stanza piccola quindi noi cerchiamo di puntare alla parte di progettualità su come organizzare gli spazi al meglio per un target di clientela medio-alta.
Come era composta la squadra di lavoro?
Abbiamo lavorato in tre c’era Fondazione Zavrel, MAB ed un consulente che catalizzava il pensiero sullo spazio virtuale e permetteva ad entrambi di fare esperienza di quali erano le possibilità di uno spazio virtuale.
Come descrivete la vostra collaborazione?
Devo dire che siamo molto felici di aver scelto un partner che non mi forniva un servizio creativo. In passato abbiamo già avuto altri fornitori per altri aspetti per altre cose che propongono un servizio a pacchetto ma senza mettere il rapporto di scambio umano ed intellettuale al centro della collaborazione. Noi davanti a noi avevamo la Fondazione Stefan Zavrel e quindi un vero e proprio partner che non poteva offrirci un pacchetto e questo è stato un vantaggio formidabile.
Ci siamo aperti al confronto totale e anche un mettere lì delle idee che fossero anche delle idee magari non già proposte a qualche altro nostro competitor.
Dopodiché noi comunque l’abbiamo fatto con un partner, e non abbiamo mai nascosto questa cosa, che sicuramente per una per una parte della nostra clientela ha alla capacità anche di elevare l’immagine del nostro prodotto.
Sembra che siate arrivati a una innovazione importante attraverso una esperienza condivisa da diverse prospettive. Vi siete entrambi domandati cosa volesse dire costruire uno showroom/museo virtuale e avete fatto esperienza. Che ne pensate di questa lettura?
La collaborazione è andata bene assolutamente bene sia per quanto riguarda l’incontro personale, lo scambio di idee e delle basi per una futura collaborazione. Credo che l’innovazione sia proprio in questo rapporto mediato da un’esperienza in condivisa. Mi spiego meglio, abbiamo messo insieme delle realtà che sembrano apparentemente molto distanti, una legata all’impresa e al profitto e una legata ad obbiettivi culturali. Partendo da basi di interesse comune siamo arrivati ad una condivisione di quello che doveva essere il risultato, ovvero comprendere come costruire un’esperienza per gli utilizzatori. Una piccola difficoltà individuata è stata quella di uno scollamento tra i tempi progettati e i tempi finali di progetto. Avevamo ipotizzato di utilizzare il progetto anche per poter introdurre sul mercato una nuova linea di prodotti. Poco male però, il progetto infatti non è finito il 30 di aprile (data di chiusura dei progetti pilota DIVA) ma possiamo dire è cominciato il 30 di aprile, grazie al bagaglio di esperienza che abbiamo raccolto. MAB e Fondazione Zavrel sono già d’accordo di proseguire il progetto. Abbiamo utilizzato una tecnologia molto nuova e poco sfruttata all’interno del mondo del mobile, quindi siamo consapevoli con la complessità che tutto ciò comporta. Ora siamo consapevoli delle sfide che ci attendono e aggiusteremo il tiro strada facendo.